“DA QUANDO HO INCONTRATO JESSICA”

 

“DA QUANDO HO INCONTRATO JESSICA”

di A. Norris

  Viviana Pizzuti II G

“Da quando ho incontrato Jessica”: questo è il titolo del libro che attualmente è in cima alla classifica dei migliori che abbia mai letto. È proprio il libro che consiglierei a qualunque ragazzo della mia età. Ogni personaggio ha la sua storia in cui è facile rivedersi.

All'inizio può sembrare un semplice racconto, un po’ surreale, in cui un ragazzo “solitario”, Francis, incontra un fantasma, Jessica, e sembra che solo lui possa vederla. Poi però, andando avanti, si scopre che non è l’unico…


Anche altri due ragazzi, Andy e Rolland, possono vedere e parlare con Jessica.

Per lunghi capitoli né i lettori, né i personaggi del libro capiscono che storia ci sia dietro questa strana apparizione finché non si scopre che Jessica si è suicidata. Così, dopo questa scoperta -che lascia tutti un po’ spiazzati- viene a galla il passato di ciascuno dei quattro ragazzi: c’era chi veniva bullizzato per le sue passioni, chi non veniva accettato perché non era abbastanza “femminile”, chi non andava bene agli altri per il suo peso e chi si era sentita abbandonata da tutti.

In realtà se quei ragazzi si erano incontrati era perché ognuno di loro aveva pensato al suicidio, tutti avevano conosciuto quel posto: il fondo del “baratro”.

A fine libro Jessica scompare, non prima di aver aiutato sua zia Jo a sventare il tentato suicidio di una ragazza, Lorna.

Sinceramente all'inizio non avevo capito il perché della scomparsa “improvvisa” di Jessica che segna la fine del libro, poi, però, ho compreso che, in questo modo, Jessica lascia ai ragazzi -in particolare a Francis- il compito di fare quello che faceva lei: aiutare gli altri che si erano sentiti come loro.

Il libro mi è piaciuto molto, anche se non da subito in verità: ho iniziato a capirne veramente il significato quando si scopre come sia morta Jessica. Da quel punto in poi si iniziano a trattare tematiche importanti che fanno riflettere.

È triste, secondo me,  come nessuno si sia accorto di quanto quei ragazzi stessero male.

Noi lettori compresi.

Questo mi ha fatto pensare che noi spesso giudichiamo delle persone dicendo cose sgradevoli convinti che siano solo “antipatiche”, mentre non ci rendiamo conto che la causa del loro malessere sono i nostri giudizi nei loro confronti.

Ignoriamo il fatto che, per esempio, possano avere un brutto passato e che quello che stiamo dicendo possa farli cadere in fondo al famoso “baratro”.

Può sembrare scontato, perché questo “bullismo emarginante" è uno degli argomenti più frequenti di cui gli adulti ci parlano, ma credetemi se dico che io solo ora, grazie a questo libro, mi sto rendendo conto di molti atteggiamenti sbagliati che avevo nei confronti di alcune persone.

Il libro di Norris è davvero ben fatto: caratterizza tutti i personaggi, dai ragazzi con un passato difficile, agli adulti che si trovano spiazzati davanti ai problemi dei più giovani.

Credo che sia giusto, come l’autrice fa magistralmente, lasciare spazio anche ai genitori, al dolore delle mamme che vedono i loro figli star male e non saper come aiutarli. Sono convinta  che soffrano moltissimo. Mia madre mi dice sempre che, quando un ragazzo sta male, non è felice, non lo sono neanche i suoi genitori: per un papà o una mamma non poter fare niente per aiutare il proprio figlio è una delle sensazioni peggiori che si possa provare.

Questa lettura mi ha fatto riflettere anche sul comportamento di alcuni ragazzi che, durante il difficile periodo dell'adolescenza, preferiscono rimanere soli piuttosto che andare a parlare con persone nuove: semplicemente sperano che gli altri prendano l’iniziativa di interpellarli, probabilmente per una questione di carattere. Ad esempio, durante l’intervallo a scuola stanno da soli a consumare la loro merenda pensando a qualche scusa con cui iniziare una conversazione con qualche loro coetaneo, ma finiscono per essere ignorati da chi sta loro  intorno. Probabilmente questi ragazzi si saranno sentiti innumerevoli volte nel fondo del “baratro” e forse nella loro mente spesso si sarà insinuata l’idea di farla finita con la convinzione che a nessuno importi di loro. Magari noi potremo pensare semplicemente che siano tipi solitari ma, a volte, non possiamo capire quanto loro stiano aspettando un nostro gesto, anche una stupidaggine, ma qualcosa che li faccia sentire accolti.

Durante l’adolescenza nascono le prime insicurezze e il giudizio degli altri diventa importante per ciascuno di noi. Una volta grandi le persone che prima avevano paura di aprirsi diventano spesso più sicure di se stesse e sicuramente avrebbero voluto sapere prima come ci si sente ad avere amici con cui divertirsi.

Ora mi chiedo: se tutti questi ragazzi anni fa, mentre erano nel fondo del baratro, avessero incontrato Jessica, se avessero spedito una lettera a Francis per essere aiutati, se le loro madri, un giorno, mentre andavano a fare la spesa, avessero incontrato la madre di Andy, o di Francis, questi ragazzi ora avrebbero rimpianti sulla loro adolescenza? Avrebbero potuto essere come tutti i loro coetanei? Felici, spensierati e con tanti amici?

Fra i diversi messaggi del libro ce n’è uno che, secondo me, è il più importante: basta pochissimo per aiutare un ragazzo.

Io sono la prima che non segue molto spesso gli insegnamenti che questo libro ci dà, ma mi piacerebbe cambiare. Vorrei iniziare ad aiutare gli altri, a non dare più per scontato gesti che possono sembrare insignificanti, ma che per altri sono davvero importanti; iniziare a guardarmi intorno con occhi diversi, capire se dietro un tipo solitario c’è magari solo la timidezza di una persona in cerca di compagnia.

Ho capito anche che le persone che appaiono “antipatiche” o comunque un po’ bizzarre possono aver subito in passato offese o atteggiamenti discriminatori; forse il loro comportamento non è che una difesa e tocca a noi non farli sentire giudicati mai per come sono.

 Viviana Pizzuti II G

Commenti

  1. Bravissima, complimenti!

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  2. Risposte
    1. Nonno Ciro commentò appropriato hai descritto appieno i problemi degli adolescenti complimenti veramente brava

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  3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  4. Ci hai descritto l'adolescenza in modo mirabile bravissima completi

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  5. Brava Viviana! Molto profonda…

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  6. Un'analisi molto accurata....brava Vivi :)

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  7. Il bel testo di Viviana Pizzuti nasce da un lavoro comune fatto dalla II G sul libro “Da quando ho incontrato Jessica” di A. Norris. L’autrice affronta con delicata profondità temi legati al bullismo, all’emarginazione, alla depressione giovanile, all’importanza dell’amicizia e del sostegno reciproco.
    La classe tutta ha partecipato con intensità alla lettura ad alta voce che abbiamo condiviso, riflettendo sul testo e sulla propria vita.
    Ringrazio Viviana per come è riuscita a dare voce al percorso fatto insieme arricchendolo di ulteriori profonde considerazioni personali.
    Auguro a tutti noi di tenere sempre alta la capacità di cogliere le richieste di aiuto che giungono dai più giovani (e non solo) riuscendo sempre a creare reti di sostegno e amicizia vera che sappiano apprezzare realmente la diversità come ricchezza stroncando alla radice ogni forma di bullismo ed emarginazione.
    Maria Francesca Rossano

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